giovedì 1 settembre 2011

I fili della storia

Vorrei citare uno scorcio di giornalismo di più di trenta anni fa.
Per l'esattezza era il 28 maggio 1980, chi scrive è Indro Montanelli, nella sua rubrica 'Controcorrente':

Qualcuno che si spaccia per un rappresentante del colonnello Gheddafi - e che potrebbe anche esserlo - ci ha ammonito per telefono che anche noi potremmo fare la fine che stanno facendo i "traditori" libici rifugiati all'estero, e specialmente in Italia. Non la consideriamo una vanteria. Come scuola di assassinio e organizzazione di sicari, il regime di Tripoli ha le carte in regola. Ma il suo ducetto stia attento: muore bene chi muore ultimo.


Che dire, spero solo che ci aiuti a ricordare le cose come sono andate, ora che il regime del colonnello Gheddafi sembra polverizzato.
Sperando che non ce ne sia un'altro.

Ricordo quando Gheddafi venne in Italia, circa un anno fa, agghindato come un albero di natale, farneticando del fatto che la sua religione avrebbe conquistato il nostro territorio, che a fatica sta conoscendo la secolarizzazione.
Ricordo l'assurda messa in scena del nostro governo, alquanto goffo in politica estera, ma sempre bravo a mettersi in ridicolo anche di fronte a un regime sanguinario.
E ricordo anche l'assordante silenzio dell'Europa in merito, che lascia sempre l'Italia in prima linea per proteggere le sue preziose frontiere, disposta a chiudere un occhio sul fatto che il regime del Rais ammazzasse nel deserto i profughi. Salvo ovviamente rivendicare il petrolio che sgorga da quelle stesse sabbie macchiate di sangue.

O forse sono io che comincio a ricordare male?