mercoledì 7 luglio 2010

Notte padovana

La notte è scesa sulla città, ma come al solito non ho sonno. Mi accendo una cicca, l'accendino illumina debolmente la stanza avvolta nella penombra ma per me è un bagliore accecante. Dura solo un momento, poi il tabacco comincia la sua combustione.
Mi affaccio alla finestra, la luce è spenta, sono identificabile solo dal lumino arancione della brace all'altro capo della sigaretta. Ci sono persone sotto la mia finestra, vestite alla moda, parlano una lingua che non conosco in modo molto chiassoso. Sono spacciatori, credo. Alcuni di loro li conosco. Durante il giorno frequentano il bar dove andiamo anche noi.

Per la maggior partesono nordafricani e, se chiedi un po' in giro, ti dicono che sono loro la causa della delinquenza e della decadenza della nostra città. Dietro di loro c'è un muro, i graffiti sono scritti in italiano.
Sputano per terra e sembra che litighino continuamente. In realtà mi hanno spiegato che è il loro modo di fare normale.

Dall'inizio dela via si sente un motore che ruggisce. Si vedono due fari che puntano gli abitanti della strada. Si ferma una macchina. Una Mercedes, mi pare. Uno spacciatore si avvicina alla macchina, parla attraverso il finestrino abbassato al conducente, ma la prospettiva mi impedisce di vedere cosa fanno. La macchina riparte e la discussione animata, ricomincia.

Prima che la cicca sia spenta si ferma un'altra macchina. Una BMW mi pare. Stessa scena, due persone diverse. La macchina riparte.
Apro il firgo e prendo una birra.

Mi riaffaccio alla finestra.
Spengo la cicca si ferma un'altra macchina. Una Porsche, mi pare. Stessa scena...

Tre macchine italiane. Ma la colpa del degrado è degli stranieri. Non mi è ancora venuto sonno. Penso a quella legge del mercato secondo cui l'offerta è generata dalla domanda. Apro la birra e bevo un sorso. Buona.

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