martedì 26 aprile 2011

Pian(t)o di rinascita

Gli operai stapparono una bottiglia di vino per festeggiare, la scusa era buona: si riprendeva il lavoro!
I governi avevano escogitato un piano che per portare infrastrutture e possibilità di sviluppo nei continenti più poveri e i giovani si erano recati in massa agli uffici di assunzione.
Una rapida controllata al curriculum e via, in aereo o via nave. Senza sapere nulla. Del resto, in uno stato di stallo simile, qualsiasi cosa andava bene, anche lasciare la famiglia, gli amici, gli amori...
I più anziani sarebbero rimasti a produrre le manifatture da spedire, in questo modo la catena sarebbe stata doppia: un flusso di merci verso i paesi in via di sviluppo ed uno di denaro verso i vecchi continenti. La Confederazione l'aveva pensata proprio bene, si dicevano gli operai ridendo, già alticci.
Mettevano nelle scatole questi piccoli pezzi di metallo, dalle forme più svariate. Nessuno sapeva a cosa servissero, ne loro ne il proprietario della fabbrica, erano stati ordinati dalle Agenzie per lo Sviluppo della Confederazione, tanto bastava. Lavorare significava già molto.
Alcuni di loro si lamentavano perchè i figli non scrivevano mai a casa, molto probabilmente la vita bella si faceva nelle zone in via di sviluppo, ora. I giovani all'avventura non avevano tempo neanche di buttare giù due righe per i loro vecchi.
Ridevano.
Le notizie erano poche, la crisi economica aveva decimato le risorse del territorio, per vedere la televisione occorreva andare nei bar, quelli che ce l'avevano. Sempre di avere i soldi per andarci al bar, ormai era cosa da ricchi e si preferiva ritrovarsi a casa di qualcuno o nei luoghi pubblici a raccontarsi le notizie per sentito dire.
Ma ora ci sarebbe stata la ripresa! Ognuno avrebbe potuto avere un televisore a casa. O una radio. O un computer.
Quelle erano diventate cose da ricchi, ormai.
Ridevano, gli operai, contenti del loro lavoro. Ce n'era così tanto che anche il titolare lavorava con loro, allegramente. Anche suo figlio era partito per dare una mano.

Da qualche parte al centro del Vecchio Continente, immerso nei suoi pensieri, il Primo Ministro della Confederazione osservava le auto lussuose sbucare dalla foresta di conifere e parcheggiarsi ordinatamente nel cortile della sua villa. Era il giorno più importante della sua vita, di quella dei suoi ospiti e, forse, di quella di tutti gli abitanti del Mondo.
Col cuore in gola e la tensione snervante, provava a ripetersi mentalmente il discorso che avrebbe fatto ai colleghi degli Stati Membri. Erano solo formalità, ovviamente, la Guerra era stata decisa dai grossi gruppi industriali e dalle Agenzie per lo Sviluppo. Nessun uomo politico avrebbe osato fiatare.
Che grande idea! Mandare i giovani al fronte con l'inganno mentre i vecchi costruivano componentistica per gli armamenti. Quando il popolo avrebbe capito di cosa c'era sotto la Guerra sarebbe stata già vinta. Con le perdite del caso, ovviamente, ma che ci potevano fare loro? La popolazione mondiale era troppa e l'economia stagnante.
Non c'era di meglio di una guerra per risolvere tutto, pensava sorridendo il Primo Ministro.

4 commenti:

katane ha detto...

È sempre stato così, niente di meglio di una bella guerra guerreggiata per rilanciare l'economia

Enrico il Bieco ha detto...

A molte persone sfugge questo semplice (e crudele) meccanismo, per questo ho scritto un raccontino ad hoc. Nel mio piccolo, ci provo

max ha detto...

Ricordo un film di Totò Capostazione confinato a Piovarolo in cui i Governanti, per il benessere delle proprie Nazioni, si riunivano e si dichiaravano Guerra....
In conclusione è un grande affare.....

Enrico il Bieco ha detto...

Già, ho riproposto questo tema a causa degli ultimi avvenimenti.